Gennaio 5, 2022

Tutta apparenza?

Tutta apparenza?

Come è possibile per l’artista trascendere la dimensione umana e diventare un simbolo?
Un simbolo è, per definizione, una necessità non ancora interamente goduta: abbiamo quindi la consapevolezza di un desiderio e logicamente la coscienza di un possesso solo parziale.
Il desiderio viene proiettato su un bersaglio nel quale si incorpora, ma che a sua volta fa da specchio e permette all’individuo di identificare (e identificarsi) razionalmente con il simbolo. È un po’ contorto lo so…

Più semplice:
IMMAGINE REALE: idea, cosa o persona nel suo aspetto oggettivo
IMMAGINE IDEALE: idea cosa o persona come immaginiamo che sia
PATHOS: la differenza tra le due immagini

Ecco che avviene la “magia”: il musicista mira ai punti in grado di risvegliare i desideri inconsci dell’ascoltatore ed avvia un processo di “mitizzazione”, dove la parte emotiva prevale su quella logica (a grandi numeri questo processo innesca il meccanismo della “fan-base”; in un contesto raccolto può comunque portare l’ascoltatore a immergersi talmente a fondo nell’esecuzione da abbandonare la realtà e entrare in una sorta di “trance”.
Provate a pensare ad esempio a come vi sentite quando ascoltate un brano che vi piace molto o legato a un evento significativo).
Il rovescio della medaglia è la destabilizzazione, ovvero il decadimento del simbolo, con conseguente perdita di interesse (anche qui, pensate a canzoni o band che vi hanno fatto impazzire per qualche tempo e che poi avete abbandonato da un giorno all’altro).

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